NO ALLA GUERRA SI ALLA PACE

No alla guerra. Sì alla pace e alla giustizia.
L’ONG A.Tu.Ba. per la promozione e la difesa in diritti umani in Africa chiede a tutte le forze vive del mondo di promuovere la pace e non la guerra. Il Signore Gesù dice: “Sono io Gesù che tu maltratti”, questo per indicare che quando facciamo del male al nostro prossimo, al debole, lo facciamo a Gesù Cristo Signore.
Non è ora usare di le armi, per farci del male. Siamo tutti fratelli! Mettiamoci a tavola e parliamo: quello che va bene lo lasciamo e continuiamo ma quello che non va cerchiamolo di cambiare e migliorare.
La situazione del mondo oggi non va bene e come fondatore di questa grande associazione Tuluile Bantu chiedo ai grandi di questo mondo di promuovere la pace in tutte le relazioni e non la guerra. Grazie.

Padre Clemente

LA PASQUA SOLIDALE CON A.TU.BA.

Sappiamo che questo periodo è difficile, ma la Pasqua sta arrivando! È evidente che la crisi sta incidendo molto nell’economia di ogni famiglia, pertanto l’A.Tu.Ba. ha deciso di sostenere un forno locale artigianale proponendo le sue colombe Pasquali. Ottimi prodotti che offrono gusto, alta qualità, freschezza e solidarietà inclusa.
Di seguito i gusti proposti:

  • da 1kg €14,00 colomba classica o senza canditi;
  • da 1Kg €15,00 colomba con ripieno al cioccolato fondente, glassa cioccolato e granella nocciole;
  • da 1kg €19,00 colomba con ripieno di crema al pistacchio e copertura glassata di pistacchio.

Invece della ditta Fiasconaro si propone:
– da 750 gr €15 ai frutti di bosco;
Confezione Oro di Manna da 1kg € 27, con cremoso di manna in barattolo;
– Nero Sublime da 1 kg €27, con gocce di cioccolato e ricoperto di confettura con fragoline e glassa al cioccolato, con barattolo cremoso fondente.

Per chi poi non amasse le colombe pasquali invece ci sono le uova di cioccolato, al latte o fondente, Mon Ami: da 240 g €6,00 da 500 g € 12,00.

E per chi invece li desiderasse, è possibile avere anche gli agnellini di pasta reale: da 200gr € 7,00.

Le prenotazioni sono possibili, da oggi e fino al 27 marzo 2022, al numero di telefono 3351016740 o tramite WhatsApp o sulla nostra pagina Facebook.
Siamo noi la dolcezza giusta per la Pasqua dei nostri piccoli amici di Makumbi. Grazie di cuore, il progetto per Makumbi andrà avanti con te!!!

A.TU.BA. entra a far parte di Wishraiser

Da oggi l’A.TU.BA. Associazione TUluile BAntu approda sulla piattaforma di crowdfunding Wishraiser.

Wishraiser Membership è il programma che ti permette di sostenere la nostra causa nel modo più divertente. Attivando una donazione regolare a partire da €5 mensili supporterai la nostra A.TU.BA. e parteciperai alle estrazioni per vincere viaggi da sogno.

Il 100% della tua donazione sarà destinato esclusivamente ad A.TU.BA. (al netto dei costi per la gestione dei pagamenti online, 2.9% + 0,35 cent) Wishraiser non tratterrà alcuna commissione. E puoi interrompere la tua donazione, disdicendola in qualsiasi momento.

In più, grazie alla tua donazione mensile, parteciperai a tutte le estrazioni messe in palio dalla piattaforma. Tutti i donatori hanno le stesse chance di essere estratti, indipendentemente dall’importo della donazione. Wishraiser ogni mese aggiungerà nuove estrazioni.

Che aspetti? Aiutaci a realizzare il progetto per un futuro migliore a Makumbi!

Trovi la nostra pagina qui: https://www.wishraiser.com/tuluile-bantu. Con tutte le informazioni su come funziona e sul regolamento qui.

 470 total views,  2 views today

SI RICOMINCIA…CON UNA NOTIZIA MOLTO IMPORTANTE!

Carissimi amici e sostenitori, bentrovati.
È con vero piacere che, dopo l’interruzione dovuta alla pandemia, che tanto ci ha limitato e bloccato nelle nostre attività, ritorniamo a parlare di quanto accade nel villaggio di Makumbi, nostro principale oggetto di beneficenza. Nonostante la battuta d’arresto forzata, abbiamo continuato a progettare e ad essere attivi, anche se su più piccola scala, continuando ad aiutare e sostenere il villaggio e la popolazione, soprattutto infantile, di Makumbi. Qui si sono dovute fronteggiare diverse emergenze, prima fra tutte quella sanitaria, causata dai danneggiamenti da parte dei guerriglieri nel 2017 – che hanno provocato anche numerose vittime e lasciato orfani centinaia di bambini – e aggravata dalla mancanza di strutture ad hoc.

Negli ultimi due anni la nostra Associazione ha dedicato buona parte delle sue risorse economiche alla rimessa in funzione dell’ospedale di Makumbi, devastato, come dicevamo, dalle incursioni mercenarie del 2017. Un contributo decisivo è stato ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, Comitato e Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, che con i fondi dell’8 per mille, ha approvato e finanziato un progetto di ripristino delle apparecchiature sanitarie e di alcune strutture danneggiate, come gli infissi e le porte del corpo centrale dell’ospedale e il sistema fotovoltaico. L’intervento si svilupperà in 3 fasi (due delle quali si sono già concluse), e permetterà all’ospedale di riprendere la normale funzionalità. Dobbiamo ricordare che dall’anno 2001 (inizio dei lavori di costruzione dell’ospedale) fino al 2017 (anno in cui si sono verificate le note devastazioni) l’Atuba ha voluto credere in quest’opera che poteva sembrare impossibile per la sue sole capacità, costruendo mattone su mattone la struttura dell’edificio principale e quella della maternità, quindi acquistando, con l’aiuto di numerosi benefattori, i presidi sanitari per poter prestare cure ai malati, somministrare vaccini ed assistere correttamente le donne durante il parto.

Siamo quindi immensamente grati alla CEI per il suo fondamentale aiuto alla ricostruzione e alla ripresa dell’operatività delle attività sanitarie, che ha impedito così di vanificare gli sforzi profusi dai volontari e dai benefattori in tutti questi anni.

Di seguito alcune immagini della documentazione fotografica che il nostro Presidente, padre Clemente, ad ottobre 2021, di ritorno dalla sua missione al villaggio di Makumbi, ci ha consegnato per mostrare lo stato dei lavori e le attrezzature pervenute.

La Repubblica democratica del Congo sta esplodendo

Sta implodendo la Repubblica democratica del Congo. Da Kinshasa a Goma le città dell’ex Zaire si stanno infiammando e ieri la violenza si è appropriata delle strade della capitale dove una manifestazione anti governativa è terminata con 17 morti, diversi feriti e le sedi dei partiti d’opposizione date alle fiamme.

Quando sta avvenendo nel paese dei Grandi Laghi è la cronaca di una tragedia annunciata. Il presidente Kabila, che è al termine del suo secondo mandato presidenziale, sta posticipando la data delle elezioni e, alla sua volontà di sabotare il democratico processo elettorale, si sta opponendo la società civile che rivendica libere elezioni e le dimissioni di Kabila.

L’attuale presidente infatti è arrivato al termine del suo secondo mandato e la Costituzione vieta una terza ricandidatura. Un regolare svolgimento del processo elettorale prevederebbe quindi un’uscita di scena dell’attuale capo del governo e una votazione plebiscitaria, ma così non è.

All’inizio le elezioni dovevano essere a fine novembre, poi la Commissione elettorale le ha posticipate a fine 2018 e Laurent Kabila ha dichiarato che non sarebbero limpide se prima non si effettua un’ampia riforma costituzionale e quindi, appigliandosi a questa carta, sta giocando la sua mano di poker per bluffare il Paese e rimanere ancorato al potere.

La società civile ovviamente ha risposto in modo corale e infiammato scendendo in piazza e dichiarando che non si fermerà davanti alla repressione ma che proseguirà a inondare le strade della Repubblica congolese fino a quando non saranno indette libere elezioni.

Ma quanto può fare nel contesto dei grandi laghi il volere popolare? Questa è una domanda che sino ad oggi si è infranta contro muri di fatalismo e rassegnazione. Ciò che sta avvenendo a Kinshasa già è avvenuto infatti a Kampala, a Bujumbura e uguale scenario si presenterà anche a Kigali. Tutta l’area dei Grandi Laghi è in mano a presidenti autoritariche stanno violando le costituzioni e con ogni mezzo possibile cercano di mantenere saldo il proprio potere. Una situazione regionale che vede leader di governo che, sebbene siano storici avversari per posizioni politiche e vissuto personale, in ogni caso stanno facendo forza comune per mantenere integri i propri fortilizi. E a supportare questi reami dell’Africa sub sahariana ci sono anche gli altri stati del continente dove singole famiglie detengono le redini del potere da decenni. Le repressioni ci sono state in Burundi, in Uganada e ora in Congo, ma la determinazione messa in campo dall’opposizione e dalla gioventù congolese sembra essere superiore a lacrimogeni, pallottole e arresti e per il 25 settembre è stata annunciata infatti un’altra manifestazione e di nuovo un fiume di manifestanti incendierà le vie di Kinshasa. Che possa essere questo l’inizio di una primavera africana?

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/repubblica-democratica-congo-sta-esplodendo-1309076.html

Una buona causa

Cari amici e amiche, sostenitori/trici di una causa così nobile

Vi ringraziamo di cuore per essere sempre pronti a seguire le nostre iniziative.
Da tanti anni ci sostenete, avete conosciuto ciò che insieme a voi stiamo facendo in Congo, nel villaggio di Makumbi. Conoscete quest’associazione. Il nostro impegno di volontari è ben poco se non continuate a darci una mano. In questo periodo di crisi è difficile chiederlo anche per noi. Ma l’ospedale ha bisogno ancora di un piccolo sforzo da parte di tutti. E’ questa la nuova gara di solidarietà. Non vi chiediamo di buttarvi su un secchio d’acqua gelata ma bensì di dare un piccolo contributo. Ormai il container è in arrivo a Makumbi e l’ospedale con Vostro aiuto sarà pronto per funzionare. Contiamo su di voi per questa buona causa. È semplice, visitate il link buonacausa.org e condividete con i Vostri amici questa iniziativa su Facebook, Twitter e Google+.

Il poco di tutti dà il tanto per gli altri.

GRAZIE

Dal gruppo  A.TU.BA. ITALIA-CONGO

CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI

GRAN LUNEDI 14 LUGLIO 2014

Tutti al lavoro stamane per sistemare il container e riampirlo fi all’orlo di tanto materiale inviato anche da Trapani,Colleferro ed Artena, per arredare di attrezzature sanitarie , e non solo, l’Ospedale di Makumbi, realizzato in circa dodici anni dall’A.TU.BA, ad opera di tanti operai makumbani, che hanno contribuito con gran fatica e tenacia alla sua realizzazione.

L’A.TU.BA.ringrazia tutti coloro che oltre ad aver contribuito con la loro disponibilità di tempo e fisica al raggiungimento di questo obiettivo , ma altresì non si può non lodare coloro che hanno offerto contributi generosi , come quello del fotovoltaico per la scuola o dell’attrezzatura oculistica per il reparto, e tanto altro materiale donatoci con affetto.

E adesso attendiamo i suo arrivo a Makumbi previsto per fine settembre.

GRAZIE DA MAKUMBI

CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI CONTAINER IN PARTENZA PER ..MATADI

Congo, l’ultimo in tutte le classifiche del mondo…

da repubblica.it

KINSHASA – Se l’Africa vive “in modalità pole pole“, (con calma e rassegnazione) l’Europa scivola subito sul cliché del “popolo frenato dalla sua storia”, oppure pensa alle “culture indigene prigioniere di un passato coloniale oppressivo”, non importa che sia belga, francese, britannico o portoghese. Insomma si tende a considerare che in quel continente l’esistenza delle persone sia inesorabilmente regolata da un “orologio interiore”, diverso dal “nostro”. Bene, forse in parte sarà anche vero, ma qui nella Repubblica Democratica del Congo, ultimo in tutte le classifiche possibili, dove inefficienza e corruzione si alimentano a vicenda e tutte e due sono i punti d’appoggio principali di un sistema di potere a democrazia dinastica, la “modalità pole pole” va osservata anche con sguardi differenti.

Le ragioni di un progetto. I primi a rendersene conto sono le donne e gli uomini di Coopi, come Cristian Zucchelli, ad esempio, che dal dicembre scorso è a capo di un progetto di sviluppo agricolo, succeduto a Giuseppe Busalacchi, oggi nella Repubblica Centrafricana, che aveva avviato il lavoro. Coopi, Ong italiana con sede a Milano, è qui dagli anni Settanta ed oggi è impegnata in un programma finanziato dall’Unione Europea e co-finanziato dalla Provincia di Trento, con una Ong congolese (Cadim) che fa da supporto locale. Si sta qui con un solo obiettivo: aumentare la produzione agricola e migliorare la filiera commerciale dei prodotti alimentari, per ridurne e stabilizzarne i prezzi sul mercato di Kinshasa, dopo averli coltivati nel clima umido e fertile sul Plateau de Bateké, l’altipiano ad un paio d’ore di macchina dalla capitale, da raggiungere lungo una delle poche strade percorribili, costruita – manco a dirlo – dai cinesi. 

Verso il Plateau de Bateké. Si corre da Kinshasa verso il Plateau lungo un nastro d’asfalto, con qualche buca, ma tutto sommato decente. Ai margini della strada decine di camion fermi e stracolmi di generi alimentari. Vecchi Fiat o Mercedes, che uno si chiede come facciano ancora a muoversi, decomposti come sono, pericolosamente inclinati da una parte. Sotto, vedi sdraiati come cadaveri, tanti poveri Cristi, madidi di sudore, distrutti dalla fatica, imbrattati di grasso, che cercano di far ripartire quei catorci anneriti dall’olio bruciato. lavorano ore con pazienza e il bello è che spesso ci riescono pure. Ma c’è chi rimane bloccato sul bordo della strada per due, tre, quattro giorni, in attesa di semi assi, pneumatici o pastiglie per freni. I bivacchi che si formano, specie nel buio denso della notte, formano scenari suggestivi, persino rassicuranti.

L’incubo delle riparazioni.
 Ecco, tra le tante beghe quotidiane che gli uomini e le donne di Coopi devono affrontare, qui nell’area attorno a Kinshasa, c’è quella delle infinite cose che bisogna riparare. Sfide che si vincono raramente, quando si rompono automobili, trattori, camion – appunto – che servono per lavorare e trasportare i prodotti alimentari dei contadini nei villaggi sperduti lungo gli “assi” 1 e 2, cioè i settori cui il progetto di Coopi è dedicato. Riparare qualsiasi cosa diventa un’impresa “fantozziana”, capace di bloccare il lavoro per giorni, se non per settimane. Non c’è solo la difficoltà di far arrivare i pezzi di ricambio, c’è soprattutto l’inaffidabilità diffusa (e incolpevole), c’è l’impreparazione di meccanici e rivenditori, che non solo non sono quasi mai puntuali, ma come possono (colpevolmente) ti fregano.

I ritardi e le spese “incasellabili”. Ogni cosa, insomma, anche la più semplice, si rivela complicatissima e mette in seria difficoltà l’équipe di Coopi, che comunque deve poi rendere conto alla Commissione Europea di come spende i finanziamenti destinati al progetto. Nello schema dei resoconti, infatti, non è prevista la voce dove spiegare come sia stato possibile rimanere fermi per “X giorni” a causa del turbo di una Toyota rotto e che, dopo averlo portato a riparare, è tornato indietro esattamente come prima. Ci sono complessità che non si fanno incasellare.

I predatori del sottosuolo.
 La strada numero 1, che raggiunge il Plateau de Bateké, punta verso la parte sud orientale del Paese, la regione più rigogliosa e ricca, ma anche dove più alta e pericolosa è la tensione. E’ l’epicentro dove fioriscono di continuo gruppi “ribelli”, anche se tutti sanno che invece altro non sono che formazioni di delinquenti, armate e finanziate dai paesi confinanti, Rwanda e Uganda in primo luogo, oltre che aziende e corporazioni economiche straniere dell’estrazione mineraria, che affondano le mani nelle immense ricchezze custodite in quella parte del territorio congolese. Presenze tollerate e protette da un apparato politico-statale opaco, inamovibile, come un po’ tutti gli establishment che governano a modo loro le nazioni africane con sterminate risorse da depredare.

Le convulsioni di una metropoli. L’obiettivo del progetto di Coopi, dunque, è aumentare la disponibilità del cibo sulle bancarelle dei mercati di Kinshasa con i prodotti coltivati sul Plateau. Mercati brulicanti come in ogni metropoli africana come questa, dove ormai hanno trovato rifugio 12 milioni di congolesi. Che però potrebbero essere anche di più, o forse un po’ di meno. Purtroppo non si sa. Conoscerne davvero il numero, infatti, sarebbe già un segnale di “normaità” in un agglomerato umano informe, preda di improvvise convulsioni, come è avvenuto nel dicembre scorso, quando gruppi di non meglio precisati “ribelli” assaltarono la sede della Tv. La sparatoria con la polizia che ne seguì provocò una quarantina di morti.

La sfacciata corruzione dei poliziotti. Una città, Kinshasa appunto, stordita da un traffico delirante, da tassi d’inquinamento micidiali, un luogo senza confini urbanistici, dove regna quel caos tipico dei paesi senza Stato di Diritto e dove il rispetto delle norme minime della convivenza urbana non vengono neanche per sbaglio prese in considerazione. Dove le uniche regole vengono imposte da forze dell’ordine, corrotte e impunite, capaci di chiedere tangenti sfacciatamente e per qualsiasi cosa. Un incubo per milioni di persone che, non a caso, cercano supporto e rifugio tra le braccia delle innumerevoli sette religiose, che nascono come funghi, inventate e gestite da altrettanti faccendieri manipolatori, che si arricchiscono in un mare di speranze e ignoranza.

Il cibo che non è per tutti. Mangiare tutti i giorni con regolarità non è da tutti, nella capitale. I prezzi sono altissimi. La stessa manioca, principale alimento coltivato in quantità, dal 2009 ad oggi è aumentata del 60%; stessa cosa per la farina prodotta dalla manioca, per il mais, per il grano. Il progetto di Coopi tenta proprio di cambiare questa situazione, che produce livelli di malnutrizione acuta del 12% e di quella cronica di circa il 25%, quasi un quarto della popolazione. Si importa di tutto e da ogni parte. E questo costa caro. I supermercati ci sono, ma a frequentarli sono i pochi benestanti e gli espatriati bianchi. Alla capitale arriva cibo dai bacini di produzione agricola di Bandundu, dell’Equateur e del Bas-Congo. Ma non basta per tutti. E comunque acquistare il minimo per nutrirsi decentemente nei mercati di Kinshasa, per molti, per troppi, non è più possibile.

L’incontro con l’ambasciatore dell’UE. Numeri negativi che, d’altra parte, riguardano l’intero Paese e fanno del ruolo sussidiario delle Ong un ruolo difficilissimo nel faticoso lavoro dell’aiuto allo sviluppo. Numeri al centro della conversazione avuta con  l’ambasciatore dell’Unione Europea nella RDC, Jean Michel Dumont. Il diplomatico francese, parlando dei progetti di Cooperazione in corso nella RDC, ha detto: “Tra i nostri settori di intervento c’è la governance di questo Paese. Prima di tutto c’è da mettere mano alle entrate di bilancio, che ora sono di appena 4 miliardi di dollari: una cifra irrisoria rispetto i quasi 68 milioni di abitanti”. Una popolazione, aggiungiamo noi, con una speranza di vita di 46 anni per gli uomini e di 49 per le donne e una mortalità infantile del 111 per mille. “C’è poi da riformare la polizia, la giustizia e l’esercito – ha detto ancora l’ambasciatore – per poter garantire una giustizia imparziale e accessibile a tutti i congolesi, un esercito in grado di difendere le frontiere della Repubblica e una polizia rispettosa dei diritti dei cittadini”.

Il peso della corruzione.
 E la corruzione? Lo chiediamo a lei signor ambasciatore, che rappresenta l’Unione Europea. “Siamo ben coscienti – ha risposto Dumont – delle difficoltà che incontrano le Ong e tutti quelli che lavorano qui per lo sviluppo di questo Paese. E una situazione molto difficile, in cui le imprese hanno il ruolo delle vittime. E’ una cultura che deve cambiare, tenendo conto che una gran parte della popolazione è senza lavoro e che i salari dei dipendenti statali sono molto bassi. Ecco perché occorre aumentare i salari dei funzionari, per evitare la corruzione”.

La scommessa di COOPI.
 Fino al 2000, Coopi aveva concentrato i suoi obiettivi nella regione del Kivu, nella parte orientale del Paese. Da allora in poi l’Ong ha volto lo sguardo anche in altre zone interessate dal conflitto, con programmi di intervento d’emergenza per le vittime della guerra, con progetti finanziati rivolti alla protezione dei bambini e all’appoggio psicologico delle persone vittime di violenze sessuali. Ma è qui a Kinshasa che sembra aver concentrato una buona parte delle sue energie, con un progetto di sviluppo, dunque non più legato all’emergenza della guerra, se possibile più difficile e complesso. Del resto, i cooperanti lo sanno bene: portare tende e medicinali a gente colpita da un conflitto armato è rischioso, faticoso, impegnativo, mediaticamente appagante. Ma incidere pazientemente sulle dinamiche economiche, politiche e culturali di un paese come la Repubblica Democratica del Congo, forse non ci si crederà, ma è cosa molto più difficile. Tuttavia, non impossibile.

Si è aggiunta una luminosa stella nel cielo

Trapani 22/02/2014

E’ stata comunicata all’Associazione la prematura scomparsa del sacerdote Padre Robert Tshibwabwa, pioniere e pilastro  anch’esso dell’A.TU.Ba. in Congo. Il giovane sacerdote congolese, che da qualche tempo era stato inviato in Camerun, ha avuto un malore

 durante la Santa Messa e dopo qualche giorno di agonia  si è spento nel silenzio. Ancora una volta l’A.tu.ba. perde un proprio fratello, che aveva dato in prima linea   dono di sè per i più poveri del mondo, divulgando e promuovendo la filosofia e l’azione dell’Associazione. Tutti noi  soci dell’A.tu.Ba. Italia – Francia siamo certi che adesso avremo in Cielo un’altro protettore che pregherà per noi e che  il Cielo sarà orgoglioso di aver aggiunto una stella nel firmamento così splendente. Il Signore, nella Sua Infinita Misericordia lo accoglierà al suo fianco, perchè questo suo figlio  ha tanto amato. Alla famiglia del Sacerdote, Ai Soci dell’A.TU.BA Congo e al nostro Padre Clemente, tutti noi soci porgiamo le più sentite condoglianze offrendo al Padre le nostre preghiere.