Repubblica Democratica del Congo
Capo di stato: Joseph Kabila
Capo del governo: Augustin Matata Ponyo Mapon (subentrato a Louis Koyagialo a maggio, a sua volta subentrato ad Adolphe Muzito a marzo)
Pena di morte: Mantenitore
Popolazione: 73.599.190 (Luglio 2012 est.)
Aspettativa di vita: 47,6 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 209/187‰
Alfabetizzazione adulti: 67,2%
Gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme sui diritti umani sono state commesse nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Drc) da gruppi armati e dall’esercito nazionale, in particolare nel contesto delle operazioni militari governative contro il gruppo armato delle Forze di liberazione democratiche del Ruanda (Fdlr). I militari governativi, i servizi di intelligence e di polizia si sono resi responsabili di gravi, e in taluni casi politicamente motivate, violazioni dei diritti umani in tutto il paese, compresi frequenti arresti arbitrari, tortura e altri maltrattamenti e violenze sessuali. Decine di persone sono state condannate a morte ma non sono state documentate esecuzioni. Le autorità hanno attuato crescenti restrizioni alla libertà di stampa e sono stati registrati diversi casi di minacce o aggressioni nei confronti di difensori dei diritti umani. Le relazioni tra la Drc e l’Angola si sono deteriorate, culminando in reciproche espulsioni di massa di migranti e rifugiati a settembre.
Conflitto armato
A gennaio, le forze governative congolesi e ruandesi hanno lanciato un’offensiva militare congiunta contro le Fdlr nella provincia del Nord Kivu. Le forze ruandesi si sono ritirate a febbraio. Una seconda offensiva contro le Fdlr, denominata “Kimia II”, è stata lanciata dall’esercito nazionale (Fardc) a marzo, con il sostegno della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nella Drc, la Monuc. “Kimia II” è stata estesa alla provincia del Sud Kivu a luglio e a fine anno proseguiva in entrambe le province. A ottobre, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie ha descritto le operazioni militari contro le Fdlr come “catastrofiche” sotto il profilo dei diritti umani.
Le operazioni militari hanno fatto seguito a un riavvicinamento dei governi della Drc e del Ruanda e a un accordo di pace siglato agli inizi del 2009 per porre fine alla ribellione attuata dal gruppo armato del Nord Kivu, Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), sostenuto dal Ruanda. Secondo uno dei punti dell’accordo di pace, molti combattenti del Cndp e di altri gruppi armati sono stati frettolosamente integrati nelle Fardc e hanno assunto un ruolo di comando nelle operazioni contro le Fdlr. Il governo non ha provveduto a controllare, formare o a pagare in maniera appropriata queste forze di recente integrazione. Le precedenti catene di comando sono rimaste invariate. La mancanza di un concreto controllo da parte del governo su queste forze ha contribuito a uno scarso rispetto dei diritti umani da parte delle Fardc.
Il sostegno della Monuc a “Kimia II”, sebbene autorizzato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è stato criticato per i crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle Fardc e, per rappresaglia, dalle Fdlr. A fine anno le forze della Monuc si attestavano intorno alle 20.000 unità, concentrate nella Drc orientale.
Nella Drc nordorientale sono proseguite le operazioni militari delle Fardc, sostenute dalle forze governative ugandesi e dalla Monuc contro l’Esercito di resistenza del Signore (Lra). L’Lra si è reso responsabile di violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui l’uccisione e il rapimento di civili.
A giugno è stato annunciato un Piano di stabilizzazione e ricostruzione delle Nazioni Unite (Starec) e del governo per la Drc orientale. Il piano si proponeva di consolidare la sicurezza e l’autorità statale, assistere le popolazioni colpite dalla guerra e rilanciare le attività economiche. Parte essenziale del piano riguardava il dispiegamento progressivo della polizia, così come l’impiego delle autorità amministrative e giudiziarie a sostituzione delle Fardc nell’est del paese. Il piano ha incontrato notevoli difficoltà, non ultima la persistente insicurezza nell’est e l’assenza di una sostanziale riforma governativa delle forze armate.
La violenza inter-comunitaria si è infiammata nei dintorni di Dongo, provincia dell’Equateur, nel nordovest, a novembre, determinando la morte di almeno 100 persone e all’incirca 92.000 sfollati.
Uccisioni illegali
I gruppi armati e le forze governative si sono resi responsabili di centinaia di uccisioni illegali e aggressioni ai danni del personale umanitario, compiute soprattutto nel contesto di “Kimia II”.
*Tra il 27 e il 30 aprile, nel corso delle operazioni contro la Fdlr, soldati delle Fardc hanno ucciso illegalmente almeno un centinaio di civili, soprattutto donne e bambini, in un campo profughi a Shalio, territorio di Walikale, provincia del Nord Kivu.
*In apparente rappresaglia, il 10 maggio le Fdlr hanno ucciso illegalmente almeno 96 civili a Busurungi, territorio di Walikale. Alcune delle vittime sono state arse vive nelle loro abitazioni.
Violenza contro donne e ragazze
Le operazioni militari nella Drc orientale sono state caratterizzate da un crescendo di violenze sessuali. Livelli elevati di stupri sono stati registrati anche in altre zone del paese non interessate dal conflitto, comprese le città di Lubumbashi e Kinshasa.
*A giugno, il centro medico di una Ngo ha rivelato di aver raccolto all’incirca 60 nuovi casi al mese di donne e ragazze stuprate nel territorio meridionale di Lubero, Nord Kivu, dalle Fardc, dalle Fdlr e da altre milizie.
Diritti dell’infanzia
A gennaio è stato adottato un nuovo codice per la protezione dell’infanzia. La legge stabilisce una serie di misure amministrative, giudiziarie, educative e sanitarie finalizzate a tutelare l’infanzia. Essa ascrive a reato, tra le altre cose, gli atti di tortura, il rapimento, la tratta e la violenza sessuale nei confronti di minorenni e l’arruolamento o l’impiego di bambini nelle forze armate, in milizie e nella polizia. Tuttavia, la sua applicazione è rimasta debole.
A gennaio, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha concluso che il governo e i gruppi armati erano responsabili di massicce violazioni della Convenzione sui diritti dell’infanzia, compreso il reclutamento e l’impiego di bambini nel conflitto armato, i rapimenti, la tratta, la tortura e altri maltrattamenti, gli arresti arbitrari e la detenzione illegale di minori, così come degli elevati livelli di violenza sessuale e di sfruttamento economico. Il Comitato ha espresso la propria preoccupazione per gli elevati tassi di mortalità infantile e per i bassi livelli di scolarità, in particolare tra le bambine. A novembre, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, Unicef, ha riportato che erano più di 43.000 i bambini che lavoravano nelle miniere della Drc.
*Ad aprile, delegati di Amnesty International hanno potuto documentare personalmente il lavoro dei bambini in una miniera aurifera a Goné, territorio di Mwenga, provincia del Sud Kivu. Altri minatori utilizzavano mercurio, senza protezione, per separare le particelle di oro dal fango nel letto del fiume.
Bambini soldato
Si calcola che dai 3000 ai 4000 bambini fossero arruolati nei gruppi armati nella Drc orientale, comprese le nuove reclute. L’Lra ha rapito diverse centinaia di persone, per lo più minorenni, dalla provincia orientale, Drc nordorientale, a scopo di schiavitù domestica o sessuale o per essere impiegati come combattenti. Molti bambini prestavano servizio anche nell’esercito, sebbene le Fardc abbiano formalmente posto fine al reclutamento di bambini nel 2004. Tra questi vi erano minorenni associati a gruppi armati, i quali erano stati integrati nelle Fardc agli inizi del 2009. L’esercito ha inoltre impiegato bambini come portatori durante le operazioni. I programmi per gli ex bambini soldato delle Nazioni Unite e delle Ngo per la tutela e il reintegro dei minorenni nella comunità hanno continuato a ricevere finanziamenti insufficienti.
Sfollati e profughi
A fine anno, circa due milioni di persone erano sfollate, comprese centinaia di migliaia rimaste sfollate a seguito dell’offensiva “Kimia II”. Circa la metà erano bambini. Decine di migliaia di loro, rimaste in zone meno sicure, non potevano essere raggiunti dagli aiuti umanitari. Molti versavano in condizioni fisiche critiche in seguito a giorni o settimane di fuga.
All’incirca 160.000 cittadini del paese sono stati espulsi dall’Angola verso la Drc tra gennaio e ottobre, con un picco a settembre (cfr. Angola). Queste arbitrarie espulsioni di massa sono state effettuate in condizioni umanitarie deplorevoli e sono state accompagnate da altre violazioni dei diritti umani, comprese violenze sessuali, tortura e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza angolane. Secondo quanto riferito, un gran numero degli espulsi sono annegati durante l’attraversamento dei fiumi o sono rimasti asfissiati in veicoli sovraffollati. A settembre, per rappresaglia, le autorità della Drc hanno espulso migliaia di cittadini angolani, compreso un numero imprecisato di persone riconosciute come rifugiati. A ottobre, entrambi i paesi hanno concordato di interrompere le espulsioni.
Commercio di armi e sfruttamento di risorse naturali
A novembre, il Gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha concluso che le Fardc, così come le Fdlr e altri gruppi armati, continuavano a trarre vantaggi dal sistematico sfruttamento delle risorse minerarie e naturali della Drc. Il rapporto del gruppo ha evidenziato casi di contrabbando di oro da parte delle Fdlr verso l’Uganda, il Burundi e gli Emirati Arabi Uniti; di collaborazione tra ufficiali delle Fardc e le Fdlr; e di un sospetto traffico di armi verso le Fdlr, dalla Tanzania e dal Burundi. Nel rapporto si asserisce che il Cndp aveva mantenuto il controllo di gran parte dei propri armamenti, nonostante l’integrazione delle sue forze nelle Fardc. Il rapporto ha comprovato l’incapacità degli stati di rispettare gli embarghi e le sanzioni sulle armi imposte dalle Nazioni Unite, sostenendo che i suddetti casi “compromettono seriamente la credibilità del regime delle sanzioni”.
*Ad aprile, un sergente dell’esercito ha raccontato ad Amnesty International che in una grande miniera di cassiterite nel territorio di Walungu, provincia del Sud Kivu, aveva avuto luogo un sistematico sfruttamento da parte dei militari. Egli ha affermato che i profitti erano stati spartiti tra due brigate delle Fardc e il quartier generale regionale dell’esercito di Bukavu.
Tortura e altri maltrattamenti
Tortura e altri maltrattamenti hanno continuato a essere fenomeni comuni in custodia militare, di polizia e dei servizi di intelligence. Anche i gruppi armati si sono resi responsabili di questo tipo di abusi. Le condizioni in tutti i centri di detenzione e nelle carceri si sono configurate come trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Decine di prigionieri e di detenuti in custodia preprocessuale sono morti di fame e a causa di malattie curabili. Stupri e altri abusi sessuali di detenute sono risultati diffusi. Si sono verificate frequenti evasioni di massa dalle carceri e dai centri di detenzione, anche di personale dell’esercito accusato o giudicato colpevole di violazioni dei diritti umani.
*Venti donne detenute sono state stuprate nel carcere Muzenze a Goma, durante un tentativo di evasione di massa a giugno. Le donne sono state aggredite nelle loro celle da un gruppo di prigionieri militari in possesso di armi contrabbandate all’interno del carcere.
Pena di morte
I tribunali militari hanno condannato a morte decine di persone durante l’anno, civili compresi. Non ci sono state notizie di esecuzioni.
Difensori dei diritti umani e libertà di espressione
Diversi attivisti dei diritti umani sono stati arbitrariamente arrestati e maltrattati in stato di arresto. Vi è stato un aumento delle minacce di morte nei confronti di difensori dei diritti umani e giornalisti, solitamente ricevute sotto forma di messaggi di testo su cellulare. Due difensori dei diritti umani sono stati perseguiti dopo che le loro organizzazioni avevano pubblicato rapporti in cui venivano criticate le autorità. Sindacalisti e giornalisti sono stati arrestati dopo che avevano parlato della corruzione di ministri di governo e altri funzionari. Il governo ha minacciato di far processare giornalisti locali e internazionali davanti a tribunali militari, nel caso in cui avessero pubblicato articoli considerati oltraggiosi nei confronti dell’esercito.
*A settembre, Golden Misabiko, presidente della Ngo Associazione africana per la difesa dei diritti umani della provincia di Katanga (Asadho/Katanga), è stato condannato a 12 mesi di reclusione con sospensione di otto mesi, per “diffusione di notizie false volte ad allarmare o incitare la popolazione”, dopo che Asadho/Katanga aveva pubblicato un rapporto che denunciava la complicità di funzionari statali nella perforazione illegale delle miniera di uranio di Shinkolobwe.
*Robert Ilunga, presidente della Ngo per i diritti umani, Amici di Nelson Mandela (Anmdh), è stato arrestato dai servizi di intelligence a Kinshasa, ad agosto. È stato accusato di “diffusione di notizie false” e “diffamazione”, in relazione a un rapporto dell’Anmdh in cui si parlava del maltrattamento dei lavoratori in una fabbrica di Kasangulu, nella provincia di Bas-Congo. Il rapporto faceva riferimento a un’ “importante signora” con un ruolo nella compagnia, che le autorità ritengono sia Olive Lembe, moglie del presidente Joseph Kabila. Dopo nove anni di detenzione in incommunicado, Robert Ilunga è stato trasferito nella prigione centrale di Kinshasa. A ottobre, un tribunale della città gli ha concesso la libertà provvisoria. Non è stata fissata alcuna data per il processo.
Impunità
A luglio, il governo ha annunciato una politica di “tolleranza zero” per le violazioni dei diritti umani commesse dalle proprie forze. Diversi soldati, e soprattutto giovani ufficiali, sono stati perseguiti da tribunali militari da campo nelle province del Kivu per violazioni dei diritti umani, compresi casi di stupro. Il governo, tuttavia, si è rifiutato di consegnare Bosco Ntaganda alla Corte penale internazionale (Icc), dove era ricercato con l’accusa di crimini di guerra. Il governo si è inoltre rifiutato di sospendere dal servizio, in attesa di indagini e del processo, altri alti ufficiali dell’esercito sospettati di gravi violazioni dei diritti umani. Bosco Ntaganda e molti di questi ufficiali avevano ruoli di comando nelle Fardc in “Kimia II”. A marzo, un tribunale militare ha condannato a morte l’ex leader miliziano Kyungu Mutanga, conosciuto con lo pseudonimo Gédéon, per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, insurrezione e “terrorismo”, commessi nella provincia di Katanga tra il 2004 e il 2006.
Giustizia internazionale
A novembre, le autorità tedesche hanno arrestato Ignace Murwanashyaka, presidente delle Fdlr, e il suo vice, Straton Musoni. Gli arresti, per accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi dalle Fdlr nella Drc orientale, stando alle fonti, erano arrivati dopo un anno di indagini ed erano i primi arresti di leader politici di primo piano o militari, per crimini commessi nelle province del Kivu. Altri leader accusati di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani nella Drc sono rimasti all’estero, liberi da procedimenti giudiziari. Tra questi, c’era Laurent Nkunda, capo militare rimosso del Cndp, trattenuto in Ruanda da gennaio.
Il processo davanti alla Icc di Thomas Lubanga, accusato del crimine di guerra di reclutamento e impiego in ostilità di minorenni al di sotto dei 15 anni, è iniziato a gennaio. A fine anno non si era ancora concluso. Il processo davanti all’Icc di Germain Katanga e Mathieu Ngudjolo Chui è iniziato a novembre. Erano stati incriminati congiuntamente per crimini di guerra e contro l’umanità, compreso il reclutamento e l’impiego di minorenni al di sotto dei 15 anni, omicidio, stupro e schiavitù sessuale. Le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità a carico dell’ex vicepresidente della Drc, Jean-Pierre Bemba Gombo, in custodia dell’Icc dal luglio 2008, sono state confermate nel giugno 2009. L’inizio del processo a suo carico era previsto per il 2010.
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