Volontariato Sanitario Internazionale – Repubblica Democratica del Congo – Ottobre 2008
a cura di Mariangela Musso – Ospedale Cardinal Massaia di Asti
dott. Giancarlo Ungaro – Ospedale S. Antonio Abate di Trapani
Per molto tempo, appena rientrata dalla missione sanitaria in Congo, svolta con A.TU.BA. Italia, non sono riuscita a esprimermi direttamente, a narrare liberamente del mio vissuto poiché troppo forti le cose viste, le parole sentite, le emozioni provate.
A distanza, guardando bene e per la prima volta tutte le fotografie e rileggendo i miei appunti di viaggio, ho aperto finalmente la mente ai ricordi, benché ancor freschi, per rendermi conto della grande opportunità avuta e della fortuna di aver vissuto un’esperienza unica, intensa, speciale. Un’esperienza che mi ha segnato, in virtù di quanto vissuto quotidianamente. In merito a questo, ringrazio di cuore l’A.TU.BA., Padre Clemente, il dott. Giancarlo Ungaro e Papà Gambino che sono stati, chi in un modo, chi nell’altro, i miei cari compagni d’avventura, in quella splendida terra, ancora oggi martoriata dalla guerra. Dico avventura perché arrivare via fiume, nel villaggio di Makumbi, nella foresta del Kasai occidentale, target della nostra missione sanitaria è veramente molto complesso e si assiste una vita difficile, povera, estremamente disagiata. Non è sufficiente sentire i dibattiti televisivi, vedere i documentari, leggere i dossier elaborati dalle agenzie internazionali: occorre andare sul posto, di persona, per avere un minimo sentore di quanto accade in Congo e di quanta disperazione ci sia nella popolazione. Una popolazione che, piano piano, pare scomparire nel nulla e nell’indifferenza del mondo.
In questo panorama di desolazione, sconforto e di mancanza di tutto ciò che è basale, vitale, come la scuola, l’assistenza sanitaria e il lavoro, ho assistito di persona al “progetto-miracolo” dell’A.TU.BA.: un cambiamento concreto e reale, volto alla salvaguardia dei diritti umani e allo sviluppo sociale e economico di una piccola area fortemente arretrata ma “protetta” dalla foresta. A Makumbi, infatti, grazie ai programmi della A.TU.BA., la vita è vita e tutte le persone, anche quelle dei villaggi limitrofi, hanno la possibilità di accedere, in qualche modo, ai servizi fondamentali atti a garantire il rispetto e la dignità dell’Uomo. L’A.TU.BA., ha infatti creato, ad esempio, un dispensario medico, una farmacia con laboratorio analisi, una scuola, un laboratorio di lavorazione del ferro e diversi servizi igienici pubblici; il tutto grazie all’impiego di manodopera locale ed utilizzando i mattoni prodotti dalla fornace costruita, a suo tempo, dall’A.TU.BA. Stessa. Il personale incaricato dell’A.TU.BA. Congo, inoltre, svolge azione continua di aiuto, sostegno e collaborazione, verso le comunità locali anche al di fuori del distretto di Makumbi, per donare beneficio al maggior numero di famiglie possibile.
Come infermiera ho avuto il compito di intrattenere rapporti iniziali con le autorità locali, al fine di contribuire ad ottenere l’autorizzazione per iniziare ufficialmente l’attività sanitaria nel complesso creato dall’A.TU.BA., di collaborare all’allestimento e messa in funzione dell’ambulatorio medico ivi compreso e di espletare attività sanitaria, come visite mediche ed interventi di piccola chiurgia.
Attività che si è svolta in modo frenetico e intenso, nonostante le abbondanti piogge, il caldo opprimente e un tasso di umidità insopportabile; abbiamo lavorato dall’alba al tramonto in sintonia con le tradizioni culturali e religiose e in collaborazione diretta con il personale sanitario assunto nel 2008 dall’A.TU.BA.: un medico, giunto con noi sul posto e tre infermieri già presenti al nostro arrivo. Il confronto/impatto fra metodiche diverse si è inevitabilmente verificato, a volta con difficoltà comuicative e di comprensione ma senza creare alcuna frattura, dando anzi vita, ad uno splendido scambio culturale, stimolante e arricchente. Non solo io, infermiera occidentale, infatti, ho apportato loro nuove conoscenze ma ho imparato, a mia volta, a visitare le persone con i pochi rudimentali strumenti a disposizione, a trattare bimbi in pericolo di vita,a spiegare nozioni di educazione sanitaria alle donne del villaggio, in modo sicuro ed efficace, a comunicare con alcuni capi villaggio, al fine di di diffondere informazioni utili ad altri piccoli villaggi confinanti. Per tutto questo, sento dentro ancora oggi, una grande riconoscenza verso quelle persone che se un tempo mi erano sconosciute, ora occupano uno spazio nel mio cuore e nei miei più intimi ricordi.
Ricordo e ringrazio in modo particolare i tre infermieri che mi hanno accompagnato e spesso sorretta emotivamente in questo mio percorso; penso spesso a Bernard, sud-africano, che nell’ultimo pomeriggio della mia permanenza a Makumbi, mi ha implorato di aiutarlo nel venire a cercare lavoro in Italia: solo attraverso una lunghissima e paziente discussione sono riuscita a rassicurarlo, a convincerlo di quanto fosse preparato rispetto alle problematiche sanitarie presenti, facendogli anche capire quanto fosse importante la sua presenza e la sua professionalità in quel villaggio sperduto nella foresta tropicale e lontanissimo da qualsiasi tipo di strttura sociale, sanitaria e lavorativa.
Ci siamo lasciati con un grande, interminabile abbraccio dal triste sapore dell’addio ma con la promessa di rivederci e di lavorare nuovamente insieme.
A distanza di tempo ritengo che sarebbe bello e giusto inviare a Makumbi, un’equipe sanitaria composta anche da un pediatra e da almeno due infermiere esperte di neonatologia e pedriatria: penso alle mie colleghe dell’Ospedale S. Antonio Abate di Trapani, alcune delle quali ho avuto l’onore di incontrare in passato. Il progetto di aiuto alle povere popolazioni del Congo, elaborato dall’A.TU.BA., non è che all’inizio e richiede una grande sforzo per garantire la reale continuità degli interventi. L’augurio più grande, oltre ad ottnenere tutti i meritati fondi necessari al proseguimento delle varie attività in corso e future, è il sincero e continuo coinvolgimento di molti infermieri, medici e altri operatori di Trapani e provincia, tutti uniti per il raggiungimento di un grande nobile obiettivo generale: la difesa e il ripristino dei diritti umani, nell’area interessata.
Mariangela Musso – Ospedale Cardinal Massaia di Asti
dott. Giancarlo Ungaro – Ospedale S. Antonio Abate di Trapani