Serata danzante

Serata benefica CARNEVALE 2013 (Musica live e divertimento con spaghettata) organizzata dall’Associazione Tuluile Bantu Onlus

9 FEBBRAIO p.v.ore 21,00.
BAGLIO AMERICA PICCOLA – NAPOLA

SI PREGA DARE GENTILE ADESIONE PER PRENOTAZIONE ENTRO IL 6 Febbr. ai seguenti num. 0923 551408 – 3351016739/40 3663365012 o via email. Contributo € 10,00

L’unione fa la forza: amici… per gli altri

Sostegno  per l’Infermiere Andrico Kadima

Come ogni anno, a febbraio 2012 si è riunito il gruppo della sezione “David De Vecchis” di Artena Colleferro che sostiene, già dal 2007,  un maestro della scuola di Makumbi. Da quest’anno , però il sostegno andrà a siostenere un infermiere dell’ospedale Tuluile Bantu di Makumbi:

Andrico Kadima e Jeans Kabeya
Andrico dentro maternità

Andrico Kadima, per tutto  l’anno. Un gruppo di 12 amici si è organizzato per sostenere il pagamento mensile di  di 50,00 € per il suo lavoro svolto all’interno del dispensario.Sono già più di due anni che Andrico lavora con noi e per noi è diventato un punto di riferimento. Aspettando che l’ospedale sia totalmente finito è lui che veglia sul reparto di maternità e sul dispensario. Insieme a Jeans Kabeya, infermiere anche lui, effettua le prestazioni e le medicazioni che servono alla popolazione.

Solidarietà: una partita di calcio, non solo per divertimento

 La Civis ha festeggiato il Natale 2011 in anticipo al Pala Romboli con il torneo di calcio a 5 “Insieme per l’Africa”, organizzato il 23 dicembre. Doveva essere un quadrangolare, ma purtroppo a causa del gran traffico e di altre problematiche legate alle festività l’Arci Tivoli ela Finplanet Fiumicino non hanno potuto raggiungere la cittadina Casilina. Così a scendere in campo sono stati i padroni di casa rossoneri e l’Atletico Ferentino (serie C1). Le due squadre hanno dato vita a una partita di buon livello, con ottimi spunti per entrambi i tecnici. A vincere sul campo è stata la Civis-Colleferro per 2-0, mala vera vincitrice della giornata è stata l’Associazione A.Tu.Ba (Associazione Tuluile Bantu che vuol dire promuovere-difendere l’uomo), a cui sono andati i fondi raccolti in occasione del torneo. Fondi che l’associazione utilizzerà per realizzare dei progetti umanitari in Africa. «Abbiamo dovuto cambiare i programmi in corso d’opera – ha sottolineato il presidente Daniele Mandova -, ma sono episodi che possono accadere. La cosa più importante era poter dare una mano a un’associazione impegnata in una terra che ha bisogno, e che anche con piccole somme può aiutare le popolazioni che necessitano di beni primari. E’ sicuramente un’esperienza da ripetere».

Un AMICO in Cielo

Artena 22/12/2012

E’ con grande dolore che tutti i soci dell’Associazione Tuluile Bantu hanno avuto la triste notizia: Don Franco Zucchelli ha raggiunto la casa del Padre.
Con affetto ci stringiamo alla sua famiglia e a tutte le persone che lo ricordano, specialmente ai membri del “Gruppo di Don Franco” di Roma.
Che il Signore lo benedica.

Trapani 23/12/2012

Anche i soci di Trapani si uniscono al dolore per la scomparsa di questo “grande uomo”, dal cuore generoso e sensibile verso i problemi del popolo africano e non solo. Siamo certi che il suo posto è in Paradiso, al cospetto di Dio Padre, perchè ha amato tanto i propri fratelli, facendo della propria vita una missione per gli altri. Grazie Don Franco, che Dio ti benedica.

“Gruppo Amici di Don Franco”

Artena, 9 maggio 2012

Dall’anno 2007 il “Gruppo di Don Franco” sostiene la nostra Associazione con varie iniziative grazie alle quali abbiamo potuto effettuare alcune opere molto importanti.

La prima opera importantissima è stata realizzata nel 2007:

E’ grazie a questo gruppo di sostenitori che abbiamo presentato un progetto alla società ACEA spa per costruire una rete idrica nel nostro sito Atuba a Makumbi. Don Franco è il cappellano di questa società. I membri di questo gruppo sono tutti pensionati che provengono da varie società. Il gruppo si riunisce una volta al mese per vivere dei momenti di solidarietà e di fraternità. Di questo progetto sono stati i veri protagonisti devolvendo 5.000,00 € della loro cassa , dandone esempio all’Acea che  ha deciso di dare anch’essa una mano,  finanziando  (16.000,00 €), ed è così che abbiamo potuto portare l’acqua corrente e potabile  alle strutture del  nostro sito ATUBA, cioè all’ospedale e alla maternità. Infatti è stata risanata una sorgente naturale e poi è stata convogliata l’acqua costruendo una rete idrica  fino al nostro sito (800 metri in salita). Una pompa alimentata da un generatore spinge l’acqua. Sono stati effettuati tutti i collegamenti verso le differenti strutture. Inoltre l’acqua è potabile e la popolazione che abita a 1,5 km di distanza ne usufruisce  gratuitamente.

Sorgente Kakolongo risanata

popolazione che si rifornisce

fontana davanti ospedale

 

 

La seconda opera importantissima è stata realizzata nel 2010:

Allo stesso modo nel 2010, grazie al “Gruppo di Don Franco”, che ha di nuovo devoluto 5.000,00 €, abbiamo ottenuto un altro finanziamento di 20.000,00 € per l’installazione di un impianto fotovoltaico per la fornitura di energia elettrica alle strutture sanitarie.

 

 

 

Ma oltre a queste due opere questo gruppo non ho mai smesso di sostenerci :

Anno didattico 2008/2009

– Hanno collaborato per la costruzione della scuola e dei bagni

 

– Per sostenere la falegnameria nella costruzione dei banchi scolastici di  Makumbi :

 

 

Anno didattico 2009/2010

– Per i lavori di rifinitura della scuola

 

Anno 2010/2011

– Per pavimenti e intonaci dell’ospedale Tuluile Bantu

 

PAVIMENTAZIONI E INTONACI

OSPEDALE

Gruppo di Don Franco in gita a Gavignano (Rm) il 12/06/2010

 

GRUPPO DON FRANCO IN GITA

MI SON DE MILAN

Una commedia brillante” MI SON DE MILAN”  per una serata divertente all’insegna della solidarietà. Con i proventi raccolti si andranno a sostenere le ultime rifiniture per l’ospedale( ormai manca poco!)   che l’A.TU.BA., insieme alla Vostra vicinanza e al  Vs prezioso contributo, ha costruito a Makumbi in questi anni, cercando di poter dare la garanzia a tanta gente sfortunata di esser curata e accudita nel miglior modo possibile. Ecco perché abbiamo ancora bisogno di te :  PER LORO!Ingresso  € 5,00.

Puoi sostenere l’iniziativa anche donando un piccolo contributo “causale ospedale makumbi” tramite i seguenti conto correnti:

BANCA PROSSIMA : IT74P033 5901 6001 0000 0002533

BANCO POSTA: C/C n.69239960

IBAN:IT 44T  07601 16400 000069239960

Guerra in Congo: l’Onu accusa il Ruanda

di Danilo Giannese – repubblica.it

GOMA – Da buona congolese, Charlotte di solito ha il sorriso stampato sul volto e trasmette allegria a chiunque si fermi a parlare con lei. Ma da qualche settimana, il suo stato d’animo è segnato da timori, preoccupazioni e senso di precarietà. Colpa del clima di insicurezza, delle granate e degli assassini mirati che la stanno facendo da padrone a Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove le autorità hanno indetto il coprifuoco. “Qui è tornata la guerra, i ribelli sono in città e noi non sappiamo se per noi ci sarà un domani”, si sfoga la donna, che lavora come domestica nel compound di una Ong internazionale di base nella capitale del Nord Kivu.

La guerra dell’M23. La guerra a cui si riferisce Charlotte, e che ora sembra aver varcato anche le porte di Goma, è quella in corso ormai dallo scorso maggio tra l’esercito congolese (FARDC) e il gruppo ribelle M23 (Movimento del 23 marzo). Quest’ultimo si è formato in seguito a un nutrito movimento di defezione dalle forze armate di Kinshasa, da parte di elementi ruandofoni di etnia tutsi, fedeli al generale Bosco Ntaganda, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità. I ribelli dell’M23 stanno mettendo a ferro e fuoco il Nord Kivu: incursioni e incendi nei villaggi, uccisioni, stupri di donne e reclutamento di bambini soldato, come testimoniato da Human Rights Watch 2 e altre organizzazioni non governative, hanno già provocato lo sfollamento di oltre 260 mila persone, che vanno ad aggiungersi ai circa 700 mila sfollati che si contano già in Nord Kivu, e hanno costretto 60 mila rifugiati a varcare i confini con Ruanda e Uganda in cerca di protezione.

L’Onu: nuove accuse al Ruanda. In un rapporto che sarà reso pubblico il mese prossimo, il Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulla RDC ha puntato il dito contro il Ruanda, accusando il Paese di Paul Kagame di essere direttamente responsabile delle violenze perpetrate dai ribelli del M23 in Nord Kivu. “Il Ruanda continua a violare l’embargo sulle armi dando supporto militare diretto ai ribelli del M23, favorendo il reclutamento di disertori delle FARDC e fornendo armi, munizioni, intelligence e consigli politici”, si legge nel rapporto che chiama in causa direttamente il Ministro della Difesa di Kigali, James Kabarebe.
Anche l’Uganda sul banco degli imputati. Il rapporto delle Nazioni Unite giunge a pochi mesi da un altro documento dello stesso Gruppo di esperti che aveva già portato alla luce il ruolo del Ruanda nella guerriglia del M23 all’est del Congo. Questa volta, tuttavia, sul banco degli imputati è finito anche l’Uganda. Il Paese di Yoweri Museveni, che pochi giorni fa ha celebrato i cinquant’anni dall’indipendenza, è stato infatti allo stesso modo accusato di sostenere i ribelli dell’M23 attraverso un supporto diretto in armi e uomini.

Kigali e Kampala negano. La reazione dei due Paesi confinanti con la RDC non si è ovviamente fatta attendere, al fine di negare ogni accusa proveniente dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite. Il Ministro degli Esteri ruandese, Louise Mushikiwabo, per esempio, ha replicato in maniera ferma affermando che gli esperti dell’Onu non stanno facendo altro che “perseguire una precisa agenda politica, che non ha nulla a che fare con la ricerca delle vere cause alla base dei problemi nell’est della RDC”.
Il paradosso di New York. Se, tuttavia, da un lato le Nazioni Unite hanno associato ufficialmente il movimento ribelle dell’M23 a Ruanda e Uganda, dall’altro è di questi giorni la notizia del via libera del palazzo di Vetro all’entrata di Kigali nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu come membro non permanente per un periodo di tempo di due anni (2013 e 2014). Una notizia in controtendenza rispetto all’annuncio del 20 ottobre scorso da parte dell’Onu di voler applicare delle sanzioni nei confronti dei dirigenti del M23 e di tutti coloro che sostengono il gruppo attraverso la fornitura di armi.
La reazione di Human Rights Watch. All’idea che il Ruanda faccia parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha reagito in maniera molto forte l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch “Siamo molto delusi a causa dell’elezione del Ruanda a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza – si legge in un comunicato dell’organizzazione -. Il Ruanda sarà ora in grado di bloccare le sanzioni contri gli ufficiali ruandesi e tutte le altre iniziative per portare la pace nell’est della RDC. Noi pensiamo che questa è una situazione grave che potrà avere conseguenze negative sulla popolazione congolese”.
Non solo M23. L’M23, che ha ricominciato la stessa guerra che nel 2008 era portata avanti dal movimento tutsi ruandofono del CNDP (Congresso nazionale per la difesa del popolo) non è però il solo gruppo ribelle che sta creando scompiglio in Nord Kivu. L’attenzione che l’esercito di Kinshasa sta concedendo a questo movimento sta infatti lasciando campo libero a numerosi altri gruppi armati attivi nella zona, molti dei quali, peraltro, si starebbero alleando proprio con l’M23. Violenti scontri interetnici tra gruppi di etnia hutu e quelli della tribù hunde hanno infatti portato alla devastazione di alcuni campi di sfollati nelle aree più remote del territorio. In conseguenza, migliaia di famiglie di sfollati, che erano già state costrette in passato ad abbandonare i propri villaggi per sfuggire alle violenze, hanno dovuto lasciare anche le proprie abitazioni precarie nei campi.
Una goccia di speranza. Anche Hakizimana Buhwiriri, uno sfollato di 25 anni in sedia a rotelle, ha perso il buon umore, dopo che la sua casa in un campo di sfollati è stata bruciata da questi gruppi ribelli. Un’équipe del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati 3, tuttavia, ha preso a cuore il suo caso e ha ospitato nelle sue strutture il ragazzo e la sua famiglia, composta da madre e due fratellini. Ora, la famiglia è stata trasferita in un altro campo, lontano dai problemi interetnici che ne hanno causato la fuga. “Nel nuovo campo ora dobbiamo ricostruirci una vita e non posso più lavorare come calzolaio racconta Hakizimana – ma almeno qui ci sentiamo al sicuro e non dobbiamo temere per la nostra vita. E tutto questo grazie ad un gruppo di operatori umanitari che hanno voluto prendersi cura di noi”. Una piccola goccia di speranza nel mare di fuoco e sangue del Nord Kivu.

Padre Clemente incontra gli alunni…

PADRE CLEMENTE INCONTRA GLI ALUNNI DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI COLLEFERRO “ FRANCESCO PETRARCA “ – 19 aprile 2012

Accolto come al solito con entusiasmo dalle insegnanti, Padre Clemente ha parlato ai bambini di come si svolge la vita dei loro coetanei di Makumbi, suscitando grande interesse e desiderio di porre molti quesiti.
E’ stato proiettato il film girato a Makumbi in ottobre 2011 nel quale si vedono i bambini congolesi che parlano in italiano ringraziando i loro amici di Trapani, Artena e Colleferro.
Continua in questo modo l’opera di sensibilizzazione verso i problemi dell’Africa che Atuba svolge presso le scuole con l’intento di educare i giovanissimi al rispetto dell’Uomo e dei suoi diritti.

Volontariato Sanitario Internazionale

Volontariato Sanitario Internazionale – Repubblica Democratica del Congo – Ottobre 2008

 

a cura di Mariangela Musso – Ospedale Cardinal Massaia di Asti

dott. Giancarlo Ungaro – Ospedale S. Antonio Abate di Trapani

 

Per molto tempo, appena rientrata dalla missione sanitaria in Congo, svolta con A.TU.BA. Italia, non sono riuscita a esprimermi direttamente, a narrare liberamente del mio vissuto poiché troppo forti le cose viste, le parole sentite, le emozioni provate.
A distanza, guardando bene e per la prima volta tutte le fotografie e rileggendo i miei appunti di viaggio, ho aperto finalmente la mente ai ricordi, benché ancor freschi, per rendermi conto della grande opportunità avuta e della fortuna di aver vissuto un’esperienza unica, intensa, speciale. Un’esperienza che mi ha segnato, in virtù di quanto vissuto quotidianamente. In merito a questo, ringrazio di cuore l’A.TU.BA., Padre Clemente, il dott. Giancarlo Ungaro e Papà Gambino che sono stati, chi in un modo, chi nell’altro, i miei cari compagni d’avventura, in quella splendida terra, ancora oggi martoriata dalla guerra. Dico avventura perché arrivare via fiume, nel villaggio di Makumbi, nella foresta del Kasai occidentale, target della nostra missione sanitaria è veramente molto complesso e si assiste una vita difficile, povera, estremamente disagiata. Non è sufficiente sentire i dibattiti televisivi, vedere i documentari, leggere i dossier elaborati dalle agenzie internazionali: occorre andare sul posto, di persona, per avere un minimo sentore di quanto accade in Congo e di quanta disperazione ci sia nella popolazione. Una popolazione che, piano piano, pare scomparire nel nulla e nell’indifferenza del mondo.
In questo panorama di desolazione, sconforto e di mancanza di tutto ciò che è basale, vitale, come la scuola, l’assistenza sanitaria e il lavoro, ho assistito di persona al “progetto-miracolo” dell’A.TU.BA.: un cambiamento concreto e reale, volto alla salvaguardia dei diritti umani e allo sviluppo sociale e economico di una piccola area fortemente arretrata ma “protetta” dalla foresta. A Makumbi, infatti, grazie ai programmi della A.TU.BA., la vita è vita e tutte le persone, anche quelle dei villaggi limitrofi, hanno la possibilità di accedere, in qualche modo, ai servizi fondamentali atti a garantire il rispetto e la dignità dell’Uomo. L’A.TU.BA., ha infatti creato, ad esempio, un dispensario medico, una farmacia con laboratorio analisi, una scuola, un laboratorio di lavorazione del ferro e diversi servizi igienici pubblici; il tutto grazie all’impiego di manodopera locale ed utilizzando i mattoni prodotti dalla fornace costruita, a suo tempo, dall’A.TU.BA. Stessa. Il personale incaricato dell’A.TU.BA. Congo, inoltre, svolge azione continua di aiuto, sostegno e collaborazione, verso le comunità locali anche al di fuori del distretto di Makumbi, per donare beneficio al maggior numero di famiglie possibile.

Come infermiera ho avuto il compito di intrattenere rapporti iniziali con le autorità locali, al fine di contribuire ad ottenere l’autorizzazione per iniziare ufficialmente l’attività sanitaria nel complesso creato dall’A.TU.BA., di collaborare all’allestimento e messa in funzione dell’ambulatorio medico ivi compreso e di espletare attività sanitaria, come visite mediche ed interventi di piccola chiurgia.
Attività che si è svolta in modo frenetico e intenso, nonostante le abbondanti piogge, il caldo opprimente e un tasso di umidità insopportabile; abbiamo lavorato dall’alba al tramonto in sintonia con le tradizioni culturali e religiose e in collaborazione diretta con il personale sanitario assunto nel 2008 dall’A.TU.BA.: un medico, giunto con noi sul posto e tre infermieri già presenti al nostro arrivo. Il confronto/impatto fra metodiche diverse si è inevitabilmente verificato, a volta con difficoltà comuicative e di comprensione ma senza creare alcuna frattura, dando anzi vita, ad uno splendido scambio culturale, stimolante e arricchente. Non solo io, infermiera occidentale, infatti, ho apportato loro nuove conoscenze ma ho imparato, a mia volta, a visitare le persone con i pochi rudimentali strumenti a disposizione, a trattare bimbi in pericolo di vita,a spiegare nozioni di educazione sanitaria alle donne del villaggio, in modo sicuro ed efficace, a comunicare con alcuni capi villaggio, al fine di di diffondere informazioni utili ad altri piccoli villaggi confinanti. Per tutto questo, sento dentro ancora oggi, una grande riconoscenza verso quelle persone che se un tempo mi erano sconosciute, ora occupano uno spazio nel mio cuore e nei miei più intimi ricordi.

Ricordo e ringrazio in modo particolare i tre infermieri che mi hanno accompagnato e spesso sorretta emotivamente in questo mio percorso; penso spesso a Bernard, sud-africano, che nell’ultimo pomeriggio della mia permanenza a Makumbi, mi ha implorato di aiutarlo nel venire a cercare lavoro in Italia: solo attraverso una lunghissima e paziente discussione sono riuscita a rassicurarlo, a convincerlo di quanto fosse preparato rispetto alle problematiche sanitarie presenti, facendogli anche capire quanto fosse importante la sua presenza e la sua professionalità in quel villaggio sperduto nella foresta tropicale e lontanissimo da qualsiasi tipo di strttura sociale, sanitaria e lavorativa.

 Ci siamo lasciati con un grande, interminabile abbraccio dal triste sapore dell’addio ma con la promessa di rivederci e di lavorare nuovamente insieme.

A distanza di tempo ritengo che sarebbe bello e giusto inviare a Makumbi, un’equipe sanitaria composta anche da un pediatra e da almeno due infermiere esperte di neonatologia e pedriatria: penso alle mie colleghe dell’Ospedale S. Antonio Abate di Trapani, alcune delle quali ho avuto l’onore di incontrare in passato. Il progetto di aiuto alle povere popolazioni del Congo, elaborato dall’A.TU.BA., non è che all’inizio e richiede una grande sforzo per garantire la reale continuità degli interventi. L’augurio più grande, oltre ad ottnenere tutti i meritati fondi necessari al proseguimento delle varie attività in corso e future, è il sincero e continuo coinvolgimento di molti infermieri, medici e altri operatori di Trapani e provincia, tutti uniti per il raggiungimento di un grande nobile obiettivo generale: la difesa e il ripristino dei diritti umani, nell’area interessata.

 

 

Mariangela Musso – Ospedale Cardinal Massaia di Asti

dott. Giancarlo Ungaro – Ospedale S. Antonio Abate di Trapani