La Repubblica Democratica del Congo è uno stato dell’Africa.Confina a nord con la Repubblica Centrafricana, a nord-est con il Sudan, ad est con l’Uganda, il Ruanda, il Burundi e la Tanzania, a sud con lo Zambia e l’Angola, a ovest con l’Oceano Atlantico e la Repubblica del Congo.
Dal 1971 al 1997 era noto come Zaïre.
La zona che porta oggi il nome di Repubblica Democratica del Congo è popolata da circa 10.000 anni. Tra il VII e l’VIII secolo vi si installarono tribù Bantu provenienti dall’attuale Nigeria.
Fino all’invasione portoghese il Congo era costituito da grandi regni, che furono devastati dalla tratta degli schiavi e dell’emergere di nuovi rapporti di forza, che sfociarono nella colonizzazione.
La dominazione e lo sfruttamento ufficiale da parte degli europei iniziarono negli anni 1870.
La prima carta europea della regione si deve all’esploratore portoghese Alvise Cadamosto (XVI secolo). L’esplorazione analitica si deve invece all’inglese Henry Morton Stanley, che esplorò e cartografò l’intero tracciato del fiume Congo, e fu decisiva per la colonizzazione.
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La colonizzazione belga
Durante la Conferenza di Berlino del 1885 (nel corso della quale l’Africa fu dichiarata res nullius, il che permetteva agli europei di appropriarsene ufficialmene e senza scrupoli), il Congo fu assegnato al re del Belgio Leopoldo II.
Il re fece del paese una sua proprietà personale e gli diede il nome di Stato Libero del Congo. Nome carico di ironia (involontaria?) in quanto la popolazione indigena doveva raccogliere caucciù per conto del re – e ne doveva raccogliere molto, giacchè il mercato era in espansione per la crescente domanda di autoveicoli e relativi pneumatici. Questa produzione fece la fortuna di Leopoldo, che in suo onore fece costruire molti edifici a Bruxelles e a Ostenda.
Tra il 1885 e il 1908, i mercenari che lavoravano per conto del re dei Belgi assassinarono tra i 5 e i 15 milioni di Congolesi, anche se non mancarono voci di protesta, in particolare quella di Mark Twain e quella del diplomatico britannico Roger Casement, il cui rapporto del 1904 condannava i metodi praticati in Congo.
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Il Congo Belga
Nel 1908 il Parlamento belga dovette cedere alla pressione internazionale, per mantenere un qualche prestigio in Europa. Da allora il paese divenne il Congo belga, non più oggetto di proprietà personale del re, ma soggetto al Regno: il cambiamento fu pressochè irrilevante, e agli africani si continuò a raccontare fin dalla più tenera età che Leopoldo era un costruttore che li aveva sottratti alla schiavitù e al sottosviluppo.
Lo stato belga continuava così la campagna di abbrutimento e di alienazione delle popolazioni, facendo ricorso a metodi di apartheid basati su classificazioni etniche artificiali, e integrando la popolazione attraverso l’insegnamento cattolico e l’utilizzo di personale africano nei corpi militari. Durante la seconda guerra mondiale, ad esempio, il piccolo esercito congolese riportò un certo numero di vittorie sulle truppe italiane in Africa del Nord.
Molti esponenti di tutti i popoli africani del Congo, tra cui Simon Kimbangu, si opposero fin dall’inizio a questa oppressione. Tutti pagarono con la loro integrità fisica la dominazione bianca.
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L’indipendenza
Dopo aver dovuto lasciare il paese per sottrarsi alla prigione belga, nel 1959, Patrice Émery Lumumba, uno dei principali protagonisti della liberazione del paese, aveva partecipato alla Conferenza di Bruxelles sul Congo (20 gennaio – 20 febbraio 1960), giocandovi un ruolo di primo piano.
Temendo una guerra d’indipendenza come quella che ancora infuriava in Algeria, il Belgio scelse di ritirarsi prima della catastrofe, e il Congo ottenne l’indipendenza il 30 giugno 1960, dopo un decennio di lotte politiche. Lumumba, che era divenuto il primo Primo ministro della Repubblica democratica del Congo, avrebbe voluto costruire il Congo su base federalista, ma gli interessi in gioco erano troppi e troppo grandi.
Con la nascita della Repubblica Lumumba era divenuto anche ministro della Difesa. Poco tempo dopo l’indipendenza l’esercito, al cui comando erano rimasti gli ufficiali belgi, che non avevano cambiato in alcun modo il punto di vista “coloniale” e non ne facevano mistero, si ribellò, pretendendo la sostituzione degli ufficiali belgi con africani. Il primo risultato fu la partenza di un gran numero di belgi e il conseguente svuotamento dell’impalcatura amministrativa del nuovo stato. Nello stesso tempo si era ribellata la zona mineraria, il Katanga, pretendendo l’autonomia.
Il governo belga inviò numerose truppe per proteggere i connazionali che rientravano, e Lumumba chiese aiuto all’ONU, che inviò delle truppe per mantenere l’ordine, si disse. Si era in piena guerra fredda. Gli americani da una parte spingevano l’ONU a volare basso, e dall’altra consideravano Lumumba un pericoloso comunista, e – in piena sintonia con le società multinazionali che continuavano a sfruttare le risorse congolesi – non intendevano minimamente consentire che l’URSS s’installasse nel centro dell’Africa. L’aiuto che Lumumba aveva chiesto all’ONU per riportare all’ordine la secessione katanghese fu rifiutato, egli si rivolse all’URSS, per averlo, e Eisenhower e il Belgio decisero di liberarsi definitivamente di lui.
Arrestato dal colonnello Mobutu, Lumumba riuscì a fuggire una prima volta. Ma venne ripreso e spedito, per ordine del ministro degli Esteri belga, nelle mani di Tchombé, in Katanga, dove fu torturato, assassinato e infine, il corpo, sciolto nell’acido. Era il gennaio 1961. Nonostante le sommosse di protesta contro la sua morte, il paese rimase nelle mani di Mobutu.
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Il Colpo di Stato
Nel 1997 l’Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione (ADFL) guidata da Kabila ha conquistato Kinshasa e rovesciato la trentennale dittatura di Mobutu. Ma nel 1998, ribelli Tutsi, organizzati in gruppi armati come il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), fiancheggiato dai soldati ruandesi, e il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), appoggiato invece dalle forze armate ugandesi, hanno iniziato una dura lotta contro le fazioni fedeli al presidente Kabila, spalleggiato a sua volta dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe.
Una “Guerra Mondiale Africana”, come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale
Il Congo si è così ritrovato diviso in una parte orientale controllata dai ribelli e una occidentale ancora in mano alle truppe di Kabila.
Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.
Il processo di pace è stato avviato nel luglio del 1999 con la firma dell’accordo internazionale di Lusaka, ma sul campo i combattimenti non sono mai cessati. nemmeno dopo che le nazioni coinvolte nel conflitto hanno iniziato a ritirare i propri eserciti regolari nel febbraio 2001 e i caschi blu del contingente MONUC (Missione ONU in Congo) sono arrivati per sorvegliare la tregua.
A combattersi ora sono, da una parte, una mutevole schiera di gruppi ribelli tutsi appoggiati dagli eserciti di Ruanda e Uganda (MLC e RCD), e dall’altra le milizie tribali che prima combattevano in appoggio alle truppe governative congolesi, guerrieri come i Mai Mai, i Donos e i Kamajors (federati nelle FDD: Forze per la Difesa della Democrazia) e i miliziani hutu Interahamwe ruandesi, rifugiatisi nelle foreste del Congo orientale nel 1994 dopo aver compiuto il tremendo genocidio di oltre mezzo milione (forse 800mila) di tutsi ruandesi.
Cambiamenti di fronte e di alleanze sono la costante: star dietro al continuo nascere e morire di nuove sigle di gruppi combattenti è davvero un’impresa.
Soprattutto dalla parte dei ribelli tutsi filo-ruandesi/ugandesi, che ultimamente si combattono anche tra di loro. La contrapposizione più forte è ora tra l’MLC (Movimento di Liberazione del Congo) di Jean Pierre Bemba e l’RCD-K (Raggruppamento Congolese per la Democrazia-Kisangani) di Mbusa Nyamwisi, precedentemente alleati nell’FLC (Fronte di Liberazione del Congo). Alleato di Jean Pierre Bemba è attualmente Roger Lumbala e il suo RCD-N (Raggruppamento Congolese per la Democrazia-Nazionale).
Strettamente collegato alla ribellione congolese è il conflitto etnico tra gli Hema e i Lendu, che si combattono (con migliaia i vittime) dal giugno del 1999 nella regione dell’Ituri, nel nord-est del Paese, territorio affidato al controllo dell’esercito ugandese. Il Congo accusa quest’ultimo di fomentare tali scontri etnici al fine di giustificare la propria permanenza nella regione e di continuare a sfruttare l’economia locale acquistando concessioni per l’estrazione dell’oro e per la raccolta del legno pregiato.(fonte: Wikipedia.com)
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Cenni sulla Repubblica Democratica del Congo
Superficie: 2.345.476 Km²
Abitanti: 73.599.190 (Luglio 2012 est.)
Densità: 23 ab/Km²
Forma di governo: Repubblica democratica
Capitale: Kinshasa (4.240.000 ab.)
Altre città: Kananga 950.000 ab., Lubumbashi 810.000 ab., Mbuji-Mayi 500.000 ab., Kisangani 450.000 ab.
Gruppi etnici: Luba 18%, Mongo 17%, Kongo 15%, Ruanda 13%, Wongo 12%, Asande 10%, altri 15%
Paesi confinanti: Congo ad OVEST, Repubblica Centrafricana e Sudan a NORD, Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania ad EST, Zambia a SUD-EST, Angola a SUD
Monti principali: Ruwenzori 5119 m
Fiumi principali: Congo (o Zaire) 4374 Km (totale, compreso tratto zambiano), Ubangi-Uele 2300 Km, Kasai 1950 Km (totale, compreso tratto angolano), Lomami 1500 Km
Laghi principali: Lago Tanganica 15.000 Km² (parte dello Zaire, totale 32.893 Km²), Lago Alberto 5400 Km² (totale, compresa parte ugandese), Lago Mweru 4920 Km² (totale, compresa parte dello Zambia), Lago Edoardo 2200 Km² (totale, compresa parte ugandese), Lago Kivu 1550 Km² (parte dello Zaire, totale 2650 Km²)
Clima: Equatoriale – tropicale
Lingua: Francese (ufficiale), Kongo, Luba, Mongo e altri dialetti etnici
Religione: Cristiana 70%, Animista 20%, Musulmana 10%
Moneta: Franco congolese
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